Masseria Terenzano località di Terenzano territorio di Ugento

Masseria Terenzano

(a cura del dott. Roberto Maruccia)

La volontà di conoscere più da vicino la realtà archeologica della località di Terenzano, mi ha motivato ad intraprendere uno studio topografico di tipo sistematico, che è proseguito con la raccolta dei dati sul terreno, indirizzando l’interesse alle evidenze archeologiche riferite all’alto medioevo.

Menhir di Terenzano
Menhir di Terenzano

La presenza dei resti archeologici si addensa quasi completamente in un’area ben delimitata e poco estesa del territorio.


La facilità di raggiungimento della località è garantita dalla moderna strada provinciale che collega facilmente le località di Torre San Giovanni (marina di Ugento) e Alliste e che tange la zona posta in esame.
L’ubicazione della contrada sembra essere strategica, grazie all’abbondante terreno agricolo disponibile, alla presenza di piccole sorgenti acquifere presenti nella località Ninfeo, ubicata a 500 mt. Nord rispetto a questa, oltre ai sistemi di viabilità rappresentati dalle strade interpoderali che garantiscono il collegamento sia con l’entroterra del paese che con il vicino porto costiero.
Una più attenta analisi del posto è stata possibile, grazie alle fotografie aeree, che danno immediatamente l’idea dell’altitudine della zona.
Con una quota di circa mt. 30 s.l.m. è certamente più sopraelevato rispetto alle campagne circondanti, non a caso è proprio qui che sono stati individuate le maggiori testimonianze archeologiche.


Le aree di frammentazioni ceramiche sono state quasi tutte rinvenute a questa quota, riferibili ad un arco cronologico che abbraccia più fasi.
Sono state individuate notevoli quantità di ceramiche ad impasto riferite all’età del Bronzo, costituite da pareti, fondi e orli, che farebbero supporre una frequentazione della località.
Questa ipotesi potrebbe trovare confronto con la ceramica rinvenuta durante lo scavo della vicina località “LE PAZZE”, dove è stato portato alla luce una abitazione riferita all’età del bronzo medio.
Successivamente a questa fase, non troviamo tracce di frequentazione prima del secondo secolo a.C. periodo in cui parte una nuova fase di occupazione del territorio.


Molto materiale ceramico è riferibile ad un arco cronologico ampio, dall’età Augustea fino all’età tardo romana. Tali materiali documentano verosimilmente la presenza di una fattoria, databile al IV – V sec. d.C.
La presenza di ceramica legata all’altomedioevale evidenzia un dato importante riguardo all’occupazione della zona, nella fattispecie riferita alla fase bizantina, testimoniata da un frammento di paiolo in ceramica grezza nella prima e da alcune anse di ceramica da fuoco pertinenti a forme chiuse nell’altra.
All’altomedioevo forse è da riferire l’area sepolcrale, costituita da sedici tombe. L’ubicazione di quest’area sepolcrale, presenta le caratteristiche tipologiche di altre aree sepolcrali già oggetto di studio.


Menhir di Terenzano
Menhir di Terenzano

Il cimitero, infatti, si concentra in un’area rialzata rispetto al resto del paesaggio e le tombe rispettano l’orientamento Est – Ovest, componendosi da un gruppo di due, due gruppi di tre, uno di cinque e tre tombe singole di cui una dubbia a causa delle pessime condizioni di conservazione.
Nessuna di queste presenta la risega lungo i bordi esterni, tuttavia alcune (cinque), appartenenti a gruppi diversi, presentano la sezione interna tronco piramidale con una leggera concavità che trova la sua minima quota verso la parte centrale della tomba. Certamente la più strana struttura è risultata quella indicata nella foto sopra, per la quale poco rimane da dire in riferimento al suo utilizzo, oltre alla sua fase di costruzione. Alcuni contadini del posto affermano, senza troppa convinzione che questa struttura fosse stata ricavata per intrappolare i lupi, che un tempo, numerosi, ammazzavano le greggi di bestiame.


In età post medievale, la zona di Terenzano sembra rappresentare ancora una volta un importante punto fermo per la popolazione locale che sfruttando il suolo agricolo ai fini produttivi realizza alcune strutture come il frantoio ipogeo, che rappresenta una testimonianza indispensabile per cogliere l’aspetto legato alla trasformazione dell’olivo, che ha sempre rappresentato una sufficiente sussistenza economica della città.

Contemporaneamente, abbiamo anche la masseria, che se pur profondamente modificata nella sua struttura, fornisce dati sulla vita sociale presente in questa località durante i primi anni del 1750.
Alcune tracce di carrai, testimoniano verosimilmente anche il tracciato utilizzato nel corso della frequentazione per il raggiungimento della località.
Avviandoci così alla conclusione, dopo aver analizzato tutta una serie di dati archeologici, possiamo cogliere l’importanza che questa zona ha rivestito nel corso dei secoli, grazie al suo potenziale già esposto ampliamente nel corso di questa relazione.