La macchia mediterranea di Ugento le macchie di Rottacapozza

La Macchia Mediterranea

(Testi e immagini a cura di Roberto Gennaio - Tecnico ambientale, naturalista)

la Macchia Mediterranea
La Macchia Mediterranea

La vegetazione di macchia mediterranea, di silvana bellezza, si incontra sulle ultime propaggini delle Murge salentine, e le più note ed estese sono le macchie di “ Rottacapozza”.
Questi aspetti vegetazionali sono il risultato di un generale processo di degradazione, avvenuto nel tempo per opera dell’uomo, della foresta mediterranea sempreverde costituita da querce d’alto fusto come il leccio (disboscamenti, incendi, smacchiamento, pascolo intensivo).


Una gran dovizia di arbusti sempreverdi (sclerofille) crescono fittamente appressati dando luogo a complessi intricati e impenetrabili, come il leccio in forma arbustiva (Quercus ilex), l'aromatico mirto (Myrtus communis) dalle bacche nere (e non il mirtillo!), il lentisco (Pistacia lentiscus) dalle bacche rosse, il rosmarino (Rosmarinus officinalis), i cisti (Cistus creticus, C.monspelliensis), la ginestra spinosa (Calicotome infesta) che ravvivano la macchia con le abbondanti fioriture primaverili, il corbezzolo (Arbutus unedo) dai rossastri frutti eduli, l’erica da pipa (Erica arborea).


Di questa ricca fitocenosi fanno parte numerose specie erbacee appartenenti alla micro flora mediterranea come le orchidee spontanee dalle originali forme fiorali, il giaggiolo siciliano (Iris pseudo-pumila), lo zafferano di Thomas (Crocus thomasii), la romulea (Romulea bulbocodium), l’ipocisto (Cytinus ruber) che parassita le radici del cisto rosso (Cistus creticus) specie rara ed inserita nel libro rosso delle piante d’Italia.


La legge quadro n° 35/2000 in materia d’incendi boschivi e i PUTT della Regione Puglia vietano ogni intervento di modificazione del territorio e qualsiasi opera edilizia in aree coperte da vegetazione di macchia mediterranea.


Ofride del Gargano (Ophrys garganica)
Ofride del Gargano (Ophrys garganica)

Chi crede che l'orchidea sia un fiore esotico per eccellenza si sbaglia! Lo dimostra il fatto che ogni anno in primavera migliaia di esemplari ricoprono i nostri prati e gli ultimi lembi di macchia mediterranea. Chi poi messo di fronte all'evidenza dei fatti obietta dicendo che si tratta di esemplari del tutto insignificanti sbaglia doppiamente. Osservate da vicino le nostre orchidee (famiglia Orchidaceae) reggono perfettamente il confronto con quelle tropicali.


Serapias vomeracea
Serapias vomeracea

Basta, infatti, esaminare le singole strutture fiorali di alcune specie per averne subito la certezza. Ma perchè non ci accorgiamo della loro presenza? Il fatto è che le nostre orchidee (con i generi Serapias, Ophrys, Orchis, Anacamptis ecc.) non si fanno notare di prepotenza, ma vogliono che chiniamo il capo, lo sguardo, per cercarle tra l'erba e spesso dobbiamo metterci in ginocchio per poter ammirare tutta la loro strana bellezza. (Alcune sono alte appena 5 cm., altre raggiungono i 50 cm.). In particolare le Ophrys (O. apulica, O. incubacea. ,O. bertolonii, O. Bombyliflora, O. garganica, O. lutea, ecc.) racchiudono in sé le forme più evolute del mimetismo vegetale il cui labello (il sepalo centrale e vistoso) simula perfettamente l'addome di una femmina d'insetto.


La rarissima fior di vespa (Ophrys apifera)
La rarissima fior di vespa (Ophrys apifera)

E' uno stratagemma usato per attuare l’impollinazione e la fecondazione; il maschio dell'insetto scambia il fiore per una femmina e tenta l'accoppiamento (insetti pronubi); va così ad urtare con l'addome contro le masse polliniche che depositerà su un altro fiore fecondandolo.


Dalla fecondazione dell'ovario alla maturazione del frutto passa circa un mese e affinchè si passi dal seme alla fioritura possono trascorrere dai 3 ai 7 o anche 10 anni, dipende dalla specie.

Ophrys tenthredinifera
Ophrys tenthredinifera

A volte questi insetti (specifici per ogni orchidea) sbagliano il "falso" partner”, portando polline di una specie su un'altra, generando degli ibridi, che in qualche caso possono portare alla formazione di nuovi generi.
Le forme originali e i loro colori fanno di questi vegetali dei soggetti che si possono prestare benisssimo alla caccia fotografica e in ogni caso USARE SEMPRE LA MASSIMA ATTENZIONE A NON DANNEGGIARE GLI ESEMPLARI POICHE’ MOLTE SPECIE SONO RARE ED IN VIA DI ESTINZIONE.
Ricordo che la Convenzione CITES non permette la raccolta, il trasporto e la commercializzazione di fauna e flora in via d’estinzione.